Borgo

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Castellaro nasce nell’XI secolo come semplice “castelliere”, cioè come cinta muraria ancora senza case all’interno: un temporaneo rifugio affacciato su un “lagusello”, un piccolo lago.

Castellaro-LA via centrale

La Storia

Età del bronzo, insediamenti su palafitte sono presenti intorno al lago.• Età romana, tracce di un abitato sono state rinvenute in una località vicina.• 1145, in un documento di Papa Eugenio che riporta l’elenco delle pievi dipendenti dalla diocesi di Verona, viene citata per la prima volta la plebem de Castellaro.
La costruzione del borgo fortificato si fa risalire all’XI- XII secolo.• 1391, Gian Galeazzo Visconti cede il fortilizio a Francesco Gonzaga, ma se lo riprende l’anno dopo e lo tiene fino al 1405, quando Castellaro passa di nuovo ai Gonzaga restando in loro possesso sino al 1441.
In quell’anno il baricentro si sposta di nuovo da Mantova a Verona, sotto la sovranità della Repubblica Veneta.• 1637, la Serenissima si disfa della piccola fortezza che agli inizi del Seicento aveva perso del tutto la sua funzione difensiva. Castellaro e il lago vengono messi all’asta e comprati, per 545 ducati, dai conti Arrighi.
La struttura rimane quella della corte medievale, con mura merlate atte a contenere le case dei contadini con i loro orti, e la curtis alta, la residenza gentilizia, al posto del presidio militare.• 1815, Castellaro entra a far parte del Regno del Lombardo-Veneto.

Osservare il laghetto a forma di cuore dalla bifora di una torre

Castellaro-LAGO A FORMA DI CUORE

Lasciate ogni preoccupazione, o voi che entrate …

Chi arriva qui, abbandonando in soli quindici minuti l’autostrada Milano-Venezia e il lago di Garda nevrotizzato dal turismo di massa, entra in un’altra dimensione, quieta e bucolica; si immerge in atmosfere virgiliane, dove la visione dei famosi canneti (qui vicino, c’è un posto che contende a Pietole i natali di Virgilio) cancella finalmente le brutture del paesaggio padano, le cui case sono perlopiù diventate – scrive Ceronetti – “ridacchianti maschere di stupidità disposte in rettifilo”. Qui no, perché il borgo fortificato di Castellaro che si specchia nel suo laghetto a forma di cuore, è stato prima dimenticato e, successivamente è stato oggetto di attente cure da parte dell’amministrazione. Così, si sono salvate le antiche mura guelfe, la pavimentazione in pietre di fiume, i sassi a vista della canonica e delle case: come di quella avvolta dai rampicanti, di fronte a villa Arrighi-Tacoli, che non ci si stancherebbe mai di guardare perché rimasta intatta dal Duecento. Ma andiamo con ordine. Si entra nel piccolo borgo dal lato settentrionale attraverso un’ampia porta che era dotata fino al Settecento di un ponte levatoio.

Un’alta torre quadrata, detta dell’orologio, sovrasta la porta a sua protezione.

Subito s’incontra, inoltrandosi fra le rustiche case, la chiesa barocca dedicata a S. Nicola in cui è custodita una Madonna in legno del Quattrocento. Attraverso i vicoletti laterali in cui regna un silenzio dimenticato, rotto solo dallo zampettare delle galline nei cortili, si giunge alla piazzetta terminale su cui si affaccia l’ottocentesca Villa Arrighi (oggi proprietà dei Conti Tacoli e visitabile solo su richiesta), che ingloba un fortilizio padronale con mura di cinta a merli guelfi e bifore, dalle quali si gode una bella vista sul lago e la campagna circostante.

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La villa è la trasformazione del preesistente castello feudale e incorpora la chiesetta gentilizia di S. Giuseppe che, ultimata nel 1737, conserva alcuni dipinti del Seicento. La Chiesa si apre sull’esterno, sulla piazzetta dalla quale si accede allo specchio d’acqua scendendo una breve scalinata. Le barche di legno ormeggiate vicino alla riva aggiungono incanto all’idillio di questo luogo. Mirabile è anche la visione da sud del borgo, che abbraccia la cinta muraria risalente all’XI secolo (coeva all’antico castello e un tempo scandita da nove torri), il laghetto ornato di canne palustri e la rigogliosa natura intorno.

Il prodotto del borgo

Monzambano è zona di vini Doc: Tocai (bianco) e Merlot (chiaretto e rosso) si accompagnano ai piatti della cucina locale di chiara impronta mantovana. Un altro prodotto, anche questo culinario, è il salame artigianale, noto per la particolare concia (con una purea di aglio e spezie) e onorato con una Sagra.

Il piatto del borgo “capunsei”

Sono delle prelibatezze a forma di gnocchetti il cui impasto di pangrattato, grana e brodo bollente un tempo veniva inserito nel cappone, da cui il nome.

Video Touring Club – Bandiere Arancioni

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